Ami fare sport, l’acqua e potresti passare ore e ore a pagaiare sia su mare che su fiume: lavorare come istruttore di kayak è un ottimo modo per combinare queste tue passioni e dedicarti a una professione gratificante e a contatto con la natura. 

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Ma l’amore per lo sport non basta. Il kayak è una disciplina impegnativa, dove l’equilibrio fisico e mentale ha un grande impatto sul risultato (e sulla gestione dei rischi). 

Ne abbiamo parlato con Emanuele Costa, istruttore di kayak a Rimini, che ha dalla sua una lunga esperienza nell’insegnamento della disciplina. Con lui abbiamo visto il kayak da una nuova prospettiva: non solo divertimento, ma anche tecnica, coordinamento e un pizzico di coraggio per superare le normali paure da principianti.

  1. Ciao Emanuele! Puoi raccontare al pubblico di Jopla chi sei e di cosa ti occupi? Come hai iniziato a praticare kayak e quando sei diventato istruttore?

Mi occupo di corsi di kayak sia in mare che in fiume a Rimini. Ho iniziato a praticare kayak trent’anni fa come autodidatta in mare, ma poi mi sono accorto che senza corsi non potevo crescere e uscire in sicurezza. 

Ho seguito corsi via via più impegnativi per imparare a praticare kayak sia in mare che sui fiumi. Ho anche partecipato a corsi personali di perfezionamento con i migliori maestri in Italia per affinare la tecnica e scendere anche su fiumi difficili in sicurezza. 

Sono diventato Istruttore della Federazione Italiana Canoa e Kayak tredici anni anni fa, seguendo e superando corsi ed esami presso la Federazione di Bologna sul fiume Reno.

  1. Quali sono, secondo te, le caratteristiche principali che un buon istruttore di kayak dovrebbe avere (sia dal punto di vista tecnico che personale)?

La caratteristica principale che deve avere un buon istruttore è innanzi tutto la passione per questo sport. Poi aggiungerei una solida tecnica personale sia in acqua piatta che mossa; desiderio e pazienza di trasmettere alle persone uno sport difficile; infine, un grande spirito di empatia per comprendere ogni allievo e lavorare sulle sue potenzialità.

La cosa che amo di più è poter trasmettere alle persone la passione per questo sport e condividere con loro avventure sia in mare che fiume.

  1. Trovi che il kayak sia uno sport adatto a chiunque? A chi lo consiglieresti?

Durante i corsi specifico sempre che il kayak non è uno sport per chiunque!
Lo consiglio a chi ama stare all’aria aperta e a contatto con la natura. Il kayak mette alla prova il nostro equilibrio sull’acqua, quindi richiede sensibilità, agilità e perseveranza.
Per questo è importante non aver paura dell’acqua né delle forti emozioni: quelle non mancano mai, sia con le onde del mare che con le rapide del fiume! 

Sconsiglio la pratica del kayak anche alle persone che non sanno nuotare e a chi ha particolari condizioni che limitano la mobilità corporea.

  1. Quali sono i benefici principali di praticare uno sport come il kayak?

I benefici del kayak sono tanti.

Uno dei grandi vantaggi è lo sviluppo armonico del corpo: la mia tecnica di insegnamento si basa sull’uso di tutto il corpo con sforzi di intensità variabile, abbinando azioni aerobiche e anaerobiche in modo armonico. Questa lavoro potenzia tutta la muscolatura, rinforza il cuore e aumenta sia le capacità di coordinazione che l’equilibrio.

È anche un ottimo modo per smaltire calorie in modo divertente!

  1. Quali sono le paure principali che le persone hanno quando si approcciano al kayak?

Tra le paure più comuni degli allievi ci sono ribaltarsi a testa in giù e rimanere legati al pozzetto per via del paraspruzzi. E poi noto spesso il timore della potenza dell’acqua. 

Si tratta di paure che, quasi sempre, si affievoliscono già durante il primo corso.
Quando si provano in acqua le manovre, si scopre che, una volta padroneggiata la tecnica, i rischi sono molto bassi e si riesce a entrare in armonia con l’acqua.

  1. Quando impartisci lezioni di kayak a bambini e persone giovani, come fai a insegnare loro a rimanere umili e a rispettare il mare o il fiume?

Un esempio che mi piace usare durante i miei corsi è quella del granello di sabbia: quando ci troviamo in acqua, sia in mare che su un fiume, siamo come un piccolo granello di sabbia nel deserto.
Un/a canoista con il suo kayak pesa in media attorno ai 100 kg, mentre un solo metro cubo di acqua pesa 1000 kg: 10 volte di più di noi! 

Cosa possiamo fare allora contro il mare o la corrente del fiume? Possiamo solo affinare tecnica e sensibilità per entrare in sintonia con l’acqua e usare la sua forza a nostro vantaggio. Abbiamo a che fare con un elemento che è infinitamente più grande di noi e questo è uno degli aspetti che mi affascina di più della pratica del kayak.

  1. Oggi è molto facile trovare su YouTube e sui social video di persone che fanno kayak e riprendono le loro esperienze con action camera. Credi che la diffusione di questo tipo di contenuti possa avere un impatto negativo e alimentare comportamenti a rischio?

Sia Youtube che i social sono mezzi potenzialmente molto utili per la diffusione dello sport, ma tutto dipende da come vengono utilizzati. 

Testimoniare con una action camera le proprie esperienze, quando sono eseguite in modo corretto e nel rispetto delle regole di sicurezza, può essere molto interessante per chi non le ha mai provate.

Al contrario, i video che riprendono azioni spericolate e fuori controllo possono senza dubbio incentivare comportamenti scorretti e molto rischiosi.

  1. Quando si tratta di prendere dei rischi durante la pratica del kayak, quali sono le tue raccomandazioni per valutarli correttamente?

Il kayak è uno sport che comporta dei rischi, alcuni visibili e altri no. Anche il mare, per quanto a volte possa apparire calmo, nasconde sempre qualche rischio. Per imparare a riconoscerli servono esperienza e dedizione. 

Durante i corsi dedico parte delle mie lezioni a parlare dei rischi, approfondendo le norme di sicurezza da seguire sia prima di andare in acqua che durante le uscite. 

Alcune raccomandazioni base, per esempio, sono le seguenti:

  • non uscire mai da soli;
  • usare sempre il giubbotto di sicurezza, anche in estate;
  • valutare sempre bene le proprie condizioni fisiche;
  • lavorare costantemente per affinare la tecnica. 


Padroneggiare la tecnica è uno degli strumenti di sicurezza più importanti: ci permette di prevenire i problemi, mantenere il controllo completo del kayak e portarlo esattamente dove vogliamo e quando vogliamo. 

Vorrei ricordare, poi, che la prudenza non è mai troppa: si devono affrontare difficoltà superiori al proprio livello tecnico solo quando si è in compagnia dell’istruttore, seguendo con attenzione le  sue istruzioni.

Ricordiamoci sempre che il kayak non è uno sport dove ci si confronta con altri esseri umani, ma una disciplina che ci permette di confrontarci con l’infinito!


Have a nice job!

Alice è una copywriter specializzata in linguaggio inclusivo, con una lunga esperienza di scrittura di contenuti web nel settore viaggi e nel tech. Dal 2015 collabora attivamente con la comunità open-source di WordPress. Vive a Barcellona dal 2012.